Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, limiterò il mio intervento ad alcune considerazioni sulla cornice teorica entro la quale, a mio avviso, occorre collocare la riflessione sul conflitto di interessi e, in particolare, il problema del rapporto tra gli interessi economici privati del titolare di una carica elettiva o di un pubblico ufficio e gli interessi pubblici che quest'ultimo, in ragione del suo ufficio, deve perseguire.
La necessità di prevenire situazioni di conflitto di interesse trova sicuramente un fondamento positivo nei principi costituzionali di cui agli articoli 97, 98 (che impongono ai titolari di un pubblico ufficio di agire in maniera imparziale e nell'esclusivo interesse della nazione), e nei principi costituzionali di cui agli articoli 3, 48 e 51 (che prescrivono di garantire il principio di uguaglianza nell'esercizio del diritto di voto e nell'accesso ai pubblici uffici).
La necessità di prevenire situazioni di conflitto di interessi trova il proprio fondamento, però – ed è questo il punto che vorrei sottolineare – anche e soprattutto nell'esigenza di scongiurare una eccessiva concentrazione del potere, ovvero, più precisamente, nell'esigenza di garantire – come direbbe M.Walzer – l'autonomia delle sfere distributive.
L'obiettivo di fondo delle Carte costituzionali – proclamate all'indomani della tragica esperienza della seconda guerra mondiale e della fine delle diverse dittature nazionali – potrebbe essere sintetizzato, com’è noto, nel tentativo di limitare il potere, in modo da garantire a ogni individuo le condizioni per poter condurre una vita libera e dignitosa, nonché politicamente e socialmente attiva.
Le soluzioni tecniche attraverso le quali il diritto costituzionale contemporaneo cerca di porre dei limiti al potere sono molteplici e spaziano, com’è altrettanto noto, dal sindacato di legittimità sulle leggi, al principio di legalità, al riconoscimento di diritti inviolabili (di libertà, di partecipazione e di prestazione), alla separazione delle funzioni dello Stato, alle garanzie di autonomia della magistratura, eccetera; tuttavia se si volesse anche a questo proposito tentare una semplificazione si potrebbe dire che queste diverse soluzioni tecniche tendono a limitare il potere attraverso due principali modalità: la separazione e la distribuzione dello stesso.
La separazione di cui il diritto costituzionale si preoccupa non è solo e tanto la separazione delle funzioni dello Stato e l'attribuzione di ciascuna di esse a organi distinti e indipendenti, ma è la separazione sostanziale del potere, è cioè la separazione e l'autonomia della sfera della politica dalla sfera dell'economia e dalla sfera della cultura e dei mezzi di comunicazione.
Ciascuna sfera ha un proprio ed esclusivo criterio intrinseco di distribuzione dei beni (e quindi del potere che il possesso di questi ultimi conferisce), e il ricoprire una posizione dominante o di rilievo in una di esse non dovrebbe dare titolo per assumere una posizione dominante o di rilievo in alcuna delle altre due. L'avere, ad esempio, molto consenso non conferisce il diritto di acquisire un titolo di studio o un riconoscimento scientifico, né dà diritto di ottenere fortune economiche; così come l'aver dimostrato particolare abilità nella sfera mediatico-culturale o in quella economica non dà diritto di ottenere cariche politiche. Il diritto costituzionale si preoccupa insomma di scongiurare che chi detiene ingenti risorse in una delle sfere possa, per ciò solo, acquisire una posizione dominante anche nelle altre: chi detiene ingenti risorse economiche non dovrebbe pertanto poter acquisire, attraverso l'esercizio del potere economico, potere mediatico e potere politico e, attraverso l'esercizio di questi ultimi, acquisire ulteriore potere economico, dando così origine ad un circolo vizioso che conduce a una sempre maggiore concentrazione del potere.
Ora, se i principi che una legge sul conflitto di interessi deve cercare di garantire sono quelli che ho appena cercato di sintetizzare è necessario che quest'ultima consideri rilevante anche e principalmente le situazioni di pericolo (oltre che, ovviamente, le situazioni di danno).
Se per garantire l'autonomia delle sfere distributive (e, di conseguenza, escludere il rischio di conflitti di interessi) occorre impedire una eccessiva concentrazione del potere, è infatti indispensabile che l'intervento limitativo e separatorio avvenga indipendentemente dalla prova di un effettivo e concreto utilizzo distorto delle prerogative di cui è investito il titolare di una carica pubblica elettiva.
Gli emendamenti che abbiamo presentato si muovono in questa direzione: limitare e separare il potere, non contro qualcuno in particolare, ma nell'interesse generale al buon funzionamento di ogni sfera distributiva e in ossequio ai principi fondamentali e fondanti di ogni democrazia costituzionale nella quale il principio d'uguaglianza sia preso sul serio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Discussione generale
Data:
Lunedì, 20 Ottobre, 2014
Nome:
Andrea Giorgis